Sono andato a Firenze a fare l'"intervista" all'ambasciata americana, tappa obbligatoria per poter ottenere il visto J1 per entrare negli Stati Uniti.
Diciamo che me l'aspettavo un po' diversa questa intervista; mi ero preparato ad arrivare presto per poter prendere i primi posti e poi fare un colloquio in ufficio con l'ambasciatore di turno. Invece l'ordine di arrivo non conta nulla, c'è un poliziotto che chiama in base ad una lista, con non so che ordine, da una parte all'altra della strada in cui occorre aspettare (naturalmente sotto il sole): dopo la prima chiamata occorre passare sotto il metal detector e lasciare cellulari, fotocamere e lettori mp3 all'ingresso e se si ha l'acqua, farsi vedere che se ne beve un sorso. Dopo di che si passa ad un'altra sala tipo ufficio delle poste con due sportelli a fare altre due file: nella prima si consegnano i documenti per il visto (qui non c'è ordine, la fila è all'italiana chi si sveglia prima fa senza linee per la privacy), mentre nella seconda c'è un impiegato americano da cui dipendono le sorti del tuo visto che ti chiama, ti prende le impronte digitali e ti fa un paio di domande su perchè vai negli Stati Uniti accertandosi poi che hai intenzione di tornare in Italia. Per l'esperienza che mi sono potuto fare li, agli italiani non fanno problemi mentre agli stranieri ho visto che faceva un po' più di domande e se non riuscivi a convincerlo che saresti tornato in Italia non ci metteva molto a respingerti la richiesta (come infatti è successo).
Nel complesso la procedura non è lunga 5 minuti in entrambi gli sportelli ma le attese possono anche essere lunghe e se c'è il sole come l'altro giorno a Firenze possono diventare davvero estenuanti. Io avevo appuntamento alle 14.30 e alle 15.45 ero fuori e poi visto che avevo il treno alle 19 ho fatto un po' il turista per Firenze. Posto alcune foto. La giornata era caldissima e afosa quindi se vedete la faccia sconvolta sapete perchè ;)







1 comments:

Anonimo ha detto...

Basisto metti paura grande aggiorna a rota il blog che io lo guardo a rota. Alessio

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